“Al era il mar” per coro maschile

Presentazione del nuovo brano per coro di Marius Bartoccini: “Al era il mar” su testo di Novella Cantarutti

Dopo il primo brano per coro virile, Scàis, su testo della Novella Cantarutti, nasce il secondo, assai diverso come scrittura, intenzioni musicali e forse, anche, come riuscita complessiva.

L’idea è quella di dar vita ad una piccola raccolta per coro virile su testi della poetessa friulana, in modo da proporre non solo della musica nuova in compagini che necessitano di rinnovare il proprio repertorio, ma anche di rivalutare una scrittrice locale non opportunamente valorizzata. Basti solo pensare che non è possibile acquistare su internet nulla di significativo della sua produzione.  

Dopo un’attenta ricerca di validi testi poetici, la scelta è ricaduta su Al era il mar, poesia descrittiva simile al precedente Scàis, ma sviluppata con mezzi espressivi totalmente differenti. 

Descrivendo un luogo marittimo vivificato da gabbiani volteggianti nel cielo, quello che colpisce di questa descrizione è la sua grande semplicità iniziale, al limite del banale, che rapidamente sfocia in un iter emotivo particolarmente efficace e capace di catturare l’attenzione del lettore. 

E’ dunque la similitudine del verso centrale «come peràvali’ blancj’» ad emergere maggiormente, forse in tutta la poesia, come una sorta di cuore, di nucleo materno attorno al quale ruotano versi descrittivi di rilevante interesse emotivo. 

Come nella maggior parte delle opere poetiche della Cantarutti, il percorso espressivo segue un grande climax, carpendo l’interesse del lettore grazie ad un’ascesa emotiva che illustra il grande sconforto dell’autrice, sentimento che non sempre può essere conteggiato nell’intensità ma che pone dubbi anche sulla sua natura. 

E io ero sul mare, a bevi (direi al limite dell’intraducibilità per resa del predicato verbale) 

un’onda aspettata ancora da tutto il tempo vissuto, 

difficile rendere un’emozione così intesa in poche parole. 

Sono molti i quesiti che si pone il lettore a partire dalla figura imponente dell’onda (vero elemento chiave della lirica), che potrebbe rappresentare il tempo, ma anche un desiderio, una persona persa o amata. Ma forse ancora più affascinante è capire lo stato d’animo della poetessa, alquanto enigmatico nel suo essere poiché riesce a lasciare un raggio di sole nella mente del lettore ma dal retrogusto assai amaro. E’ dunque un’attesa serena o sofferente?

Per quanto riguarda la composizione musicale, è bene precisare che lo scopo e la destinazione del brano non punta a stupire pirotecnicamente l’ascoltatore con dissonanze o effetti abbaglianti, oppure meravigliare graficamente un compositore avanguardista con una partitura decorata. Fedele alla convinzione che la vocalità d’assieme necessiti di parametri di riferimento chiari e non sperimentali, specie per una compagine non professionale (molto piu diffusa di quella professionale nella nostra regione), il brano è stato pensato per un coro virile dalle buone capacità ma senza la necessità della presenza di addetti ai lavori.

Musicalmente il brano vive puramente nella dimensione testuale, sia dal punto di vista espressivo quanto strutturale. La scelta inusuale di una tonalità poco frequentata come fa diesis maggiore, punta a stabilire un colore generale che ricorda la scena intravista dopo la lettura delle prime righe della lirica. Il grande pedale iniziale dei bassi e i diradati interventi delle sezioni delineano il quadro espressivo che la poetessa pennella fin dall’inizio: un mare calmo e silenzioso intercalato in una grande profondità che si staglia davanti al protagonista della lirica. Dopo un breve e fuso episodio polifonico le voci si incrociano generando calde dissonanze, in un fluido discorso che si intensifica sempre di più ma senza mai giungere prematuramente ad uno sfogo definitivo. 

Di particolare interesse è il trattamento della quinta riga della poesia (“come peràvali’ blancj’” trad. come parole bianche): una nervosa e dirompente omoritmia di sapore debussyano squarcia la serenità descrittiva appena conclusasi. Con una tecnica già utilizzata in Scàis, il brano sembra ricapitolare la prima sezione, ma ciò, in realtà, è un pretesto per il nuovo sviluppo che porterà al vero climax della brano. Riparte dunque un lungo pedale del bassi, ancora una volta dove la Cantarutti parla del mare, e questa volta le voci si scontrano violentemente in una battuta (fa# assieme a sol# assieme a la#!) come per preannunciare qualcosa di poco positivo. Il materiale si stabilizza, si amalgama in una ossessiva ripetizione quasi a richiamare una vorticosa onda che tutto impasta e travolge fino a sfogare in un poderoso climax, attraverso un’ inaspettata modulazione che riporta l’omoritmia (elemento che ormai descrive negatività, quasi a danneggiare la preziosa solitudine della scrittrice) in un “fortissimo” imponente e inamovibile che si contrappone ad un pedale dei tenori secondi, che sembra quasi lottare vanamente contro una forza della natura che tutto ingloba e tutto divora. Ma ancora non conclusasi, il brano inizia a liquefarsi attraverso discendenti dissonanze che riportano la tonalità d’impianto (da do maggiore a fa diesis maggiore, in pochissimo tempo). Dopo la seconda corona, la tranquillità ormai assestata può presentare una calda coda che spegne ogni segno di voluttà, di desiderio, di rimpianto, come una pioggia lenta che pulisce il fango di un passato triste. Dopo un’ultima cadenza, ricompare nei baritoni il verso centrale “come peràvali’ blancj’” con una irruenza ormai spenta ma sufficiente a sorprendere l’ascoltatore che in un attimo si trova tranquillizzato dal lungo accordo finale eseguito a bocca chiusa. 

Al era il mâr

Al era il mâr

e i cocài

tal céil perlìn

a svualâ sturnîz,

come peràvali’  blancj’.

E jo j’ eri sul mâr

a bevi ‘na vóngala

spetàda inmò

da dut il timp vivût

Traduzione:

C’era il mare

C’era il mare e 

i gabbiani 

nel cielo pallido, 

a volare storditi, 

come parole bianche. 

E io ero sul mare 

ad accogliere un’onda

attesa 

da tutto il tempo vissuto.

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Nel febbraio del 2022 questo brano è stato pubblicato dalla casa editrice svizzera Pizzicato Verlag Helvetia

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